Dott.ssa Stefania Passaquindici

Le paure dei bambini

Dott.ssa Stefania Passaquindici

Essere bambini racchiude in se una serie di paure intrinseche dell'infanzia e poi dell'adolescenza. In quanto individuo, il bambino, si trova di fronte a cose nuove e sconosciute, e ha necessità di spiegazioni e rassicurazioni. Laddove i bambini non imparassero a superare le loro paure, ancor più qualora questi fossero esposti ad alcuni comportamenti: ridicolizzati, ignorati o sminuiti e in tutti i casi in cui non riuscissero o non si sentissero liberi di esprimere i propri sentimenti; queste emozioni potrebbero essere rimpiazzate da altri disturbi, in genere si tratta di sindromi ansiose o depressive, che possono diventare preponderanti nella vita adulta dell'individuo.

Cosa possono fare i genitori?

ASCOLTARE E NON UDIRE

Ascoltare un bambino significa identificarsi con lui e cercare di capire cosa ci sta dicendo. Nella maggior parte dei casi siamo convinti di ascoltare i bambini e invece stiamo solo ascoltando quello che la nostra mente elabora, sentendo le loro parole senza realmente metterci nei panni di chi ci è di fronte. Es: Il nostro bambino ci dice che non vuole andare a scuola. Comune a molti genitori, pensare che sia la solita frase sentita e risentita da tutti i bambini, in tutte le generazioni, e la risposta solita è che a scuola si deve andare, interrompendo di fatto la comunicazione e "non ascoltando" il vero contenuto della richiesta del bambino.

Questo accade per motivi diversi (perché si ha poco tempo da dedicare ai nostri figli, almeno così pensiamo, o perchè sottovalutiamo le sue richieste che ci appaiono spesso assurde o inutili). Il genitore in tal caso dovrebbe fermarsi un attimo (sarebbe opportuno se i genitori lo facessero insieme) e chiedere al proprio figlio il motivo per cui non voglia andare a scuola; spesso il bambino ci riferirà risposte che possono apparire insignificanti e poco razionali, ma se provassimo a chiederlo nuovamente in maniera serena, aperta al dialogo e in tono accogliente (questo atteggiamento sarebbe consigliato a qualunque età), si potrebbe scoprire che le motivazioni possono essere di diverso tipo, e solo noi genitori possiamo aiutarlo a risolvere in quel momento un problema che per quanto per noi possa apparire banale, per lui diventa gigantesco.

Come fare? Solo attraverso il dialogo e il confronto. Dal dialogo potrebbe ad esempio emergere che il proprio figlio non vuole separarsi dai genitori e che ha paura di sentire la sua mancanza o che il genitore voglia abbandonarlo e non ritornerà a prenderlo (la paura dell'abbandono è la piu' diffusa dell'infanzia). In tal caso sarebbe necessario non banalizzare, ma rassicurarlo sul fatto che i genitori lo portano a scuola per permettergli di imparare tante cose belle, che non lo stanno abbandonando e soprattutto torneranno a prenderlo appena terminate le lezioni. (Si suggerisce un tono morbido e un espressione sorridente che possa essere più rassicurante). Può essere utile in molti casi decidere insieme al bambino un oggetto (anche piccolo, da tenere in tasca) che il bambino possa portare con se, che gli ricordi i genitori, che lo tranquillizzi e che al momento in cui soffre della loro mancanza possa stringere in mano o guardare e gli possa restituire serenità.

Si potrebbe altrimenti scoprire che non vuole andare a scuola perché non riesce a fare quello che viene richiesto dalla maestra, o non vuole andarci perché riceve vessazioni dai compagni o altro ancora. Ovviamente tutto questo può essere indagato dal genitore attraverso "l'ascolto accogliente" e ogni risposta del figlio dovrà essere affrontata di conseguenza.

NON ESPRIMERE GIUDIZI

In quanto animale sociale, il bambino, come qualunque altro individuo, avverte l'esigenza di scorgere approvazione nell'altro e in generale, di tenere in considerazione le opinioni altrui. Ovviamente nei bambini, poiché la personalità non è ancora formata, questa esigenza è ancora più elevata. Il bambino costruisce la sua personalità in base alle risposte famigliari e sociali. "L'altro" ma ancor di piu' il genitore, ha un ruolo fondamentale nel creare e fortificare l'autostima del bambino. L'esposizione dei figli a critiche e giudizi, da parte dei loro genitori, può portare alla manifestazione di alcuni comportamenti patologici, (anche in fase adolescenziale o da adulti). I giudizi dei genitori non si avvertono solo nelle loro parole, soprattutto rispetto ai bambini molto piccoli, possono essere osservati nei loro atteggiamenti e nelle loro espressioni facciali.

I figli dei genitori ipercritici, svilupperanno la tendenza a non prestare attenzione alle espressioni facciali dell'interlocutore, mettendo pertanto in atto una sorta di "evitamento" dell'atteggimento giudicante dell'altro. Frasi del tipo "non sei capace", "sei piccolo devi crescere", "non sai fare questo", "che hai combinato", dette dai genitori, soprattutto in assenza di spiegazioni, risulteranno essere molto giudicanti, poco utili e fortemente negative per il rafforzamento e la costruzione della sua autostima.

Quindi ricordate di prestare attenzione a come si dicono le frasi e ad accompagnarle con le giuste spiegazioni. "Sei piccolo devi crescere" ad esempio potrà essere espresso in: "Per svolgere questo compito è necessaria tanta esperienza, quindi se vuoi ti mostro come si fa e pian piano imparerai a farlo da solo; al momento sei ancora piccolo, ma presto crescerai e con l'aiuto di mamma e papà imparerai a farlo bene; non preoccuparti se non riesci adesso, noi saremo sempre pronti ad aiutarti e quando crescerai lo farai benissimo", dandogli quindi al contempo spiegazioni, rassicurazioni e incoraggiamento.

NON DERIDERE, SMINUIRE O RIDICOLIZZARE

E` importantissimo considerare questi ammonimenti.

Bambino: "Mamma guarda che bello, ho finito il puzzle!"

Mamma: "ah ah ah ma era facile" oppure "si ok ora però vai a lavarti" oppure "va bene, ora però ho da fare"

Bambino: "Mamma ho paura dei mostri"

Mamma: "I mostri non esistono" oppure "ah ah ah ma che dici non fare lo sciocco" oppure "che stupidaggine, vai a dormire" oppure "ma quando crescerai.. ancora pensi a queste cose..." e così via...

Tutti atteggiamenti da evitare tassativamente.

TRANQUILLIZZARE

E SE NECESSARIO SPIEGARE

Di fronte alle paure dei bambini, di qualunque paura si tratti, si consiglia di accogliere il bambino sorridendogli e abbracciarlo tranquillizzandolo. Occorre accogliere la sua richiesta di protezione e offrire spiegazioni ai suoi timori.

Esempio: una volta mia figlia era certa di aver visto una strega nella sua camera. L'ho dapprima tranquillizzata sul fatto che le stavo vicina, poi le ho chiesto di farmi vedere dove l'avesse vista e lei mi ha indicato un posto, le ho chiesto se la vedesse ancora e lei mi ha risposto che la vedeva col buio, così stringendola a me per tranquillizzarla, ho spento la luce e mi sono accorta che un gioco d'ombre faceva in modo che si formasse una figura sul muro che poteva essere ricondotta all'immagine di una strega.

Successivamente ho mosso le mie mani sovrapponendole a quell'immagine e le ho mostrato che era solo l'ombra di alcuni oggetti, esposti in camera, che formava quella figura e in realtà non c'era alcuna strega. Così abbiamo deciso insieme di spostare quegli oggetti e accendere una piccola lucina in fondo alla stanza. In questo modo lei ha visto accogliere la sua richiesta di protezione, ha capito cosa la spaventava e abbiamo trovato insieme il modo per risolvere la sua paura.

AIUTARE A ESORCIZZARE LE PAURE

La tipica paura dei bambini è presente nella fase dell'addormentamento e racchiude in se anche la paura dell'abbandono. Positivo potrebbe essere creare dei riti, dei rituali di accompagnamento all'addormentamento. Cantargli una ninna nanna, raccontargli una fiaba, coccolarli e accarezzarli mentre si addormenta.


Se pensi di non saper più come affrontare le paure di tuo figlio, se sei stanca/o di scontrarti tutti i giorni con preoccupazioni che non riesci ad affrontare, puoi scrivere a: info@psicobiettivo.it e prendere un appuntamento, sarò lieta di ascoltarti e aiutarti.

back up
Back Up